Funzioni della musica, fra sociologia e semiotica
Abstract
A cosa serve la musica? Qual è la sua funzione? L’articolo offre una ricognizione delle principali accezioni che il concetto di “funzione” ha evidenziato nell’ambito degli studi sulla musica, privilegiando l’approccio socio-antropologico e quello semiotico senza trascurare alcuni rilevanti contributi di taglio estetico ed etnomusicologico. Muovendo dalla classica contrapposizione fra “funzionale” ed “estetico”, concettualizzata dalla musicologia ottocentesca in sintonia con i primi lavori di sociologia musicale, il testo prende in esame il pionieristico contributo di Jan Mukarovski, che avrebbe aperto la strada alle analisi prodotte da Roman Jakobson nell’ambito del linguaggio verbale, a loro volta servite da modello per la semiotica musicale di Gino Stefani. In parallelo vengono presi in considerazione i contributi di Merriam, Adorno, Supicic, Lomax, Attali e Giannattasio. Da una riconsiderazione delle funzioni linguistiche applicate alla comunicazione musicale, l’articolo si focalizza quindi su alcune nuove funzioni rese possibili soprattutto, se non in esclusiva, dalla musica disponibile in forma registrata e non più “in presenza”. Arredo (sottofondo), mobilizzazione, competizione e una pletora di usi funzionali favoriti dalle infinite possibilità di accesso a suoni di qualsiasi natura, in ogni luogo e a ogni ora ridisegnano la mappa del soundscape contemporaneo che si va a sovrapporre alla mappa primigenia, dove ancora non venivano distinte le fonti “naturali” (musica dal vivo) da quelle “mediate” (musica riprodotta).
##submission.downloads##
Pubblicato
Come citare
Fascicolo
Sezione
Licenza
Quest'opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported. Tutti i diritti relativi a quanto pubblicato su «Gli spazi della musica», compreso il diritto di pubblicazione, restano di proprietà esclusiva degli autori.