Supereroi e "supermusic" tra cinema e televisione
Uno sguardo storico-analitico
Abstract
L’articolo analizza il concetto di supermusic, introdotto da Stefani e Marconi (1992) e ripreso da Philip Tagg, come categoria melodica e timbrica strettamente connessa alla rappresentazione dell’eroismo in musica.
Tale linguaggio, nato dal melodramma e dal poema sinfonico tardo romantico (Strauss, Holst, Wagner), dopo i primi esperimenti musicali legati ai cortometraggi di Superman e Captain Marvel negli anni ’40, trova la sua consacrazione al cinema con John Williams, che ne reinterpreta i modelli e definisce lo standard per la musica dei cinecomic. Negli anni ’80 e ’90, Danny Elfman segna una svolta con Batman (1989), proponendo una scrittura più cupa e instabile, ma pur sempre riconducibile al paradigma supermusicale grazie alla componente ritmica. Da allora, le colonne sonore dei cinecomic si muovono tra continuità (Alan Silvestri con Avengers) e rielaborazione (Hans Zimmer, come nella trilogia di The Dark Knight o in Man of Steel).
Parallelamente, la televisione ha a lungo evitato la supermusic, optando per canzoni o stili legati alle mode del tempo (funk, rock, pop), a eccezione delle produzioni su Superman. Solo dagli anni ’90, con Batman: The Animated Series e successivamente con le serie del nuovo millennio, le sonorità cinematografiche approdano stabilmente anche sul piccolo schermo.
In conclusione, la supermusic si configura come codice sonoro che esprime potenza, eroismo e “serietà”, connotando non solo i personaggi ma anche il budget e il target delle produzioni. Se in passato distingueva il cinema dalla televisione e il pubblico adulto da quello infantile, oggi essa convive con linguaggi diversi, ampliando il proprio spettro senza perdere la sua funzione identitaria.
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